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.Hai fatto gran male a te ed ai tuoi, e qualbene hai fatto agli altri? Chi ti ringrazia? chi ti compati-sce? chi ti conosce pure di nome? nessuno.Ma ti pareserio il proposito di ringiovanire l Italia, di scoparne tut-ti i principi, e di ordinarla in una grande repubblica? Epoi con le chiacchiere e le carte? E non guardi questopopolo, a cui tu sogni di dare la libert�, che non la vuolee non la merita? Pensa un poco a te, ed a vivere quieto�.Cos� mi diceva taluno ed aveva ragione allora.Io nonrispondeva, n� discuteva mai perch� in cose di senti-mento non si discute: ma chi ama un idea o una perso-na, pi� soffre per lei, pi� se ne innamora.Mi messi a la-vorare, cio� ad insegnare: andavo per le case altrui, ch�in casa mia non potei ottenere mai permesso di avereuno studio.Il commessario Marchese mi disse:  Cote-sto non lo domandate neppure, non che sperare di otte-nerlo mai .Ma un vecchione liberale del  99 che mi vo-leva bene, mi disse:  E non sai tu che in Napoli tutto �permesso senza permesso! Non dare agli occhi, e fa co-me puoi .Io dunque presi ad insegnare anche in miacasa a pochi giovani, che non mai furono pi� di dieci.Era una vita amara quella di andare correndo per le casedei signori, era il mestiere affannoso dello zampognaro,che viene, fa la sonata, e va via; ma io la facevo volentie-ri, e lavoravo sino a la stanchezza.Cos� campavo la vita,e cospiravo ancora, perch� insegnare per me era cospi-rare e non pi� a chiacchiere con gli adulti, ma fare inna-morare i giovani di certe verit� e di certe bellezze, e in-Letteratura italiana Einaudi 151 Luigi Settembrini - Ricordanze della mia vitanamorati che sono faranno da s� e faranno davvero.Lapolizia mi sorvegli� un pezzo, e come vide che io non mioccupavo che di studi, e che lavoravo da mattina a sera,e non andavo in pubblici ritrovi, e non parlavo di cosepubbliche, e non pubblicavo alcuna scrittura, disse: L abbiamo ammaccato: faccia il maestro di scuola pervivere .Non mi vedevano, non udivano il mio nome,mi dimenticarono.Questo io volevo.Cos� vissi sino al 1848 facendo il maestro di scuola.Dime dunque io non ho a parlare, ma del mondo che mistava intorno, e del gran dramma che si svolse innanziagli occhi miei.Il soldato, il prete, ed il maestro di scuola sono i soliuomini che fanno le rivoluzioni: il soldato ed il pretehanno sinora comandato il mondo, il maestro di scuolaattende la sua volta, la quale verr� quando il mondo sar�guidato non dalla forza n� dal sentimento, ma dalla in-telligenza: e pare che si avvicini perch� oggi, risorgendoil popolo, prevale il maestro che deve sollevarlo con lascuola.Gli uomini che fanno il mestiere di soldato, diprete, e di maestro di scuola sono pochi e male retribui-ti dell opera loro: chi pu� degnamente retribuire il sol-dato, il buon prete, il maestro che educa ed istruisce? Eil mondo stima poco quello che paga poco, e per� tienequesti uomini in poco pregio.E veramente chi vuol fareuno di questi mestieri per solo fine di guadagno lo famale, ed � meritamente spregevole: perch� senza unagrande abnegazione, senza un grande animo, e senzapoesia non si � bravo soldato, non si � buon prete, o si �maestro ed educatore degli uomini.Io l abnegazione,l animo e la poesia la sentiva in me, e per� credevo e cre-do di esercitare professione nobilissima, necessaria a lamia patria, e dir� ancora principale nella presente con-dizione dei tempi; io aveva chiara coscienza di quelloche facevo, e sapevo di mettere anche la mia mano aduna grande opera.La rivoluzione del  48, si disse, fu fat-Letteratura italiana Einaudi 152 Luigi Settembrini - Ricordanze della mia vitata dai maestri di scuola, i quali, come non avvezzi, sba-gliarono, ma si corressero nel  60: io dico che la granderivoluzione europea � stata fatta dal popolo, e chi haeducato ed ammaestrato il popolo l ha prodotta [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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